Chiesa di San Francesco d’Assisi

La Chiesa di San Francesco d’Assisi a Brescia è un convento francescano del XIII secolo, situato leggermente fuori rispetto alle aree più visitate del centro storico.

La sua fondazione è stata possibile grazie all’intervento dei francescani nella tregua tra Guelfi e Ghibellini: nel 1248 i frati riuscirono infatti a portare la pace nelle mura cittadine e la popolazione fece voto a San Francesco di costruire una chiesa in suo onore. Il Comune mantenne questa promessa, offrendo il terreno per la costruzione del convento che ebbe luogo tra il 1254 e il 1265. Nei secoli successivi venne ampliato e gli ambienti impreziositi da opere artistiche, ma a fine del XVIII secolo i francesi distrussero diversi archivi della biblioteca, la chiesa e il convento: bisognerà aspettare il 1839 per la sistemazione di questi ambienti grazie all’architetto bresciano Vantini, che apportò qualche modifica come gli elementi neoclassici. I Francescani tornarono ad abitare nel convento solo nel 1928, proseguendo i lavori di restauro che hanno portato alla luce altri affreschi.

Questa chiesa è un meraviglioso scrigno di opere artistiche di grande pregio: si riconosce lo stile romanico nella facciata in cotto e nel portone centrale sovrastato da rosone in pietra bianca e vetro. Gli affreschi al suo interno risalgono al Trecento e conservano il carattere medievale della chiesa. Tra le opere artistiche qui custodite abbiamo un altare del Moretto e uno del Romanino, tra i quali sono stati poi scoperti degli affreschi medievali sulla pietà e il giudizio universale. Non mancano altre opere del Romanino, come un affresco su un altare della navata di destra e una pala sull’altare maggiore in stile gotico.

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Arte a Ferrara: cosa vedere in un giorno

Città situata in Emilia Romagna a 50 km dal mare, Ferrara è uno scrigno di tesori: dalle antiche origini etrusche ad una delle corti più sfarzose del Rinascimento (grazie agli Estensi che la governarono per tre secoli), la città ha avuto tutte le carte per essere riconosciuta dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità.

Ferrara fu un importante centro medievale, nonché prima città moderna d’Europa, ed è la destinazione ideale se si desidera fare un viaggio all’insegna dell’arte. Questo itinerario, una piacevole camminata tra le tipiche viuzze, permette di vedere i principali luoghi di interesse in una giornata

Scopri questa mappa anche su Google Maps!

Le mura di Ferrara

Si parte da un luogo frequentato dai cittadini per passeggiate e corse mattutine: le mura della città circondano il centro storico per 9 km e oggi sono un parco ma in passato erano uno dei sistemi difensivi più imponenti nel Medioevo e Rinascimento.

Le mura a nord vennero edificate a cavallo tra il XV e il XVI secolo e presentano bassi torrioni a pianta semicircolare per le ronde delle sentinelle. Le mura d’oriente risalgono agli inizi del XVI secolo, le meridionali invece, con baluardi ad “asso di picche”, vennero costruite nella seconda metà del XVI secolo. Della fortezza pentagonale dei bastioni ad ovest invece non rimane nulla perché venne distrutta in epoca napoleonica.

Verso il Museo Archeologico Nazionale

Dalle mura si accede al centro storico: nel lato sud abbiamo una delle vie medievali più suggestive, la Via delle Volte. La città si sviluppò su questo asse tra il VII e il XI secolo e si possono ammirare passaggi aerei che collegavano i magazzini del fiume alle botteghe del centro e le abitazioni trecentesche e quattrocentesche.

Queste strade accompagnano fino al Museo Archeologico Nazionale, ospitato in uno dei palazzi più prestigiosi della città, Palazzo Costabili: all’interno sono custoditi reperti archeologici di Spina, città etrusca e porto commerciale nel VII secolo a.C., vasi attici da simposio, ceramiche alto adriatiche e bronzi etruschi. All’interno è anche presente un percorso tattile per non vedenti e un giardino neorinascimentale di Palazzo Costabili, il Giardino degli Dei.

Palazzo Schifanoia

Prima di arrivare alla prossima tappa, si fa una sosta alla Basilica Santa Maria in Vado: costruita nel 1495 su una chiesa del X secolo, il nome deriva dal guado (“vado“) del Po e all’interno son conservate tele Cinquecentesche di grande pregio artistico. La basilica è anche famosa per un miracolo avvenuto a Pasqua del 1171, che aumentò la sua fama: secondo le testimonianze, uscì del sangue dall’ostia quando venne spezzata.

Si procede verso un’altra testimonianza dei fasti rinascimentali di Ferrara: Palazzo Schifanoia del XIV secolo, con 21 sale e 250 opere che valorizzano questo simbolo della città e degli Este. Imperdibile il suo Salone dei Mesi, con i meravigliosi affreschi.

Venne dato questo buffo nome proprio perché era un luogo dove “schivar” la noia grazie alla suntuosità e unicità delle sale che lo resero il fulcro della vita di corte del Quattrocento e Cinquecento. La prenotazione a questo palazzo è fortemente consigliata.

La Cattedrale di San Giorgio

Di questa Cattedrale del XII secolo saltano subito all’occhio le scene del Nuovo Testamento e San Giorgio incisi sulla facciata: risalgono al 1135, la parte superiore venne costruito qualche decennio dopo. Regna lo stile gotico, come si può notare anche da una loggia gotica del XIII secolo contenente la statua della Vergine con Bambino, ma si intravede anche lo stile romanico nella parte inferiore della facciata, che in questo caso presentava elementi gotici.
A causa del terremoto del 2012, questo luogo è ancora chiuso per lavori di restauro.

La Cattedrale sorge al centro della città, di fronte al Palazzo Municipale e accanto alla Piazza delle Erbe.

Castello Estense o Castello di San Michele

Spicca su un fossato questo maestoso simbolo della città, con mattoni rossi in cotto, ponti levatoi, balaustre bianche e molte altre particolarità all’interno.

Venne costruito nella seconda metà del XIV secolo come difesa per la Famiglia d’Este ed era collegato al palazzo dei marchesi, oggi Palazzo Municipale. Delle quattro imponenti torri, la Torre dei Leoni permette di godere di una vista meravigliosa su tutta la città e per la visita agli spazi museali si consiglia la prenotazione.

Palazzo dei Diamanti

Ultima tappa dell’itinerario, prima però bisogna visitare l’adiacente Piazza Ariostea, ex Piazza Nuova: la forma ovale e il piano ribassato fanno capire che qui si celebrava il Palio e al centro della piazza si trova la statua del poeta Ludovico Ariosto.

Si prosegue con Palazzo dei Diamanti (fine XV secolo inizi XVI secolo), oggi Pinacoteca Nazionale dove si tengono le mostre organizzate da Ferrara Arte. A dare il nome al Palazzo sono le 8500 bugne a forma piramidale (o “di diamante”) in marmo bianco e rosa. Nei secoli, la Famiglia d’Este, abitanti del Palazzo, fecero affrescare le sale e apportare alcune modifiche. Il comune di Ferrara ha acquistato il palazzo nel 1842 e collocò qui Pinacoteca e Ateneo Civico.

Oltre al caratteristico bugnato della facciata, lo abbelliscono preziosi candelabri e un chiostro interno con un pozzo in marmo.

Piatti tipici

Camminare immersi nella cultura e nella storia affama: da non perdere tra i piatti tipici i cappellacci alla zucca, il pasticcio ferrarese, la salama da sugo e la torta tenerina, per citarne alcuni.

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Due giorni alle Cinque Terre

Con questo viaggio sportivo vi porterò a spasso per le Cinque Terre, un luogo meraviglioso quanto fragile, ricco di angoli da scoprire e prelibatezze da mangiare.

In particolare, il percorso di trekking che propongo tocca i paesi di Riomaggiore, Manarola, Corniglia, Vernazza e Monterosso ed è facilmente percorribile in 2 giorni.

Che tu voglia farlo da solo o in compagnia, questo viaggio conquisterà il tuo cuore!

Giorno 1

Si arriva a La Spezia in auto (se ci si muove con il treno, bisogna calcolare un giorno in più per il viaggio) per prendere treno per Riomaggiore alle 9.15: uscendo dalla stazione si arriva in una piazzetta da cui si inizia il percorso 531 che porta a Manarola.

Non si tratta della Via dell’Amore (chiusa fino al 2024), questo percorso dura circa un’ora e sin da subito si affronta una scalinata che dà un assaggio di come sarà tutto il viaggio, costituito principalmente da mulattiere e gradini. Al termine di ogni salita però si apre sempre un panorama mozzafiato per ripagare la fatica.

Per arrivare a Corniglia da Manarola, bisogna prendere i percorsi 506-586-587: è il tratto più lungo, di circa due ore e mezza e metà strada c’è Volastra, con il Santuario della Madonna della Salute. Sulla strada c’è un bel panorama e si percorre un tratto tra i vigneti.

Se si prende il treno da La Spezia la mattina alle 9.15, si può arrivare a Corniglia per l’ora di pranzo, in modo da rifocillarsi dopo tutta la strada fatta. Consiglio di considerare il fatto che i ristorantini potrebbero essere tutti pieni, noi fortunatamente abbiamo preso l’ultimo tavolo rimasto e abbiamo goduto di un pranzo a base di pesce (e ovviamente pesto!) davvero eccellente.

Una volta pronti per l’ultimo tratto del primo giorno, ovvero Corniglia – Vernazza, si torna in pista sul sentiero SVA: è percorribile in un’ora e mezza e termina con una vista meravigliosa dall’alto dell’ultima tappa.

Da qui si può decidere se dormire a Vernazza oppure tornare a La Spezia in treno. Noi abbiamo scelto questa seconda opzione, quindi siamo tornate in città dove con calma ci siamo preparate per uscire la sera e anche qui la cena a base di pesce all’Antica Osteria dell’Uva non ha deluso nessuno.

Giorno 2

Da La Spezia si riprende il treno di prima mattina, dopo una abbondante e deliziosa colazione alla pasticceria Dolci Magie.

Si torna quindi a Vernazza per fare l’ultimo sentiero che in due ore porta a Monterosso: si continua con il percorso SVA, una passeggiata principalmente nel bosco con alcuni punti in cui il sentiero si stringe molto, con un lato sullo strapiombo. Si passa anche per una colonia di gatti randagi: qui si può lasciare qualche croccantino e fare foto, se questi simpatici micetti lo concedono.

Arrivati a Monterosso è possibile fare un bagno (se le temperature lo permettono), ammirare la Statua del Gigante, statua intagliata nella roccia a forma di uomo che sorregge tutta la scogliera, e percorrere un percorso panoramico su un promontorio.

Da tener presente

Gli orari di percorrenza dei sentieri sono indicativi, dipende dal passo personale e dal periodo in cui si fa questo percorso: caldo, folla estiva, condizioni metereologiche possono influenzare gli orari indicati.

Per l’equipaggiamento è bisogna attrezzarsi per bene: no a sneakers, sì a scarpe da trekking. Questo percorso non è adatto ad un abbigliamento non sportivo, come si legge dai numerosi cartelli disposti sul percorso, spesso ignorati.

Noi abbiamo fatto questo percorso a febbraio: le temperature sono ideali anche se c’è un maggiore rischio pioggia e, rispetto a periodi più caldi, è molto meno affollato.

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La chiesa dei santi Faustino e Giovita

Sull’omonima via sorge la chiesa del VI secolo: la facciata in marmo presenta nella parte inferiore un ordine architettonico dorico, mentre per quella superiore prevale quello ionico, con un frontone ricurvo ornato da obelischi e altri elementi. La chiesa venne comunque rimaneggiata più volte nei secoli ma alcune parti, come il campanile del XII sec, conservano l’aspetto originarie.

Questa chiesa è dedicata ai santi patroni di Brescia, come si deduce anche dalle statue raffiguranti il loro martirio nelle nicchie e nell’altorilievo dell’ingresso.

Chi erano San Faustino e San Giovita?

Non ci sono fonti certe della vita dei due santi: sappiamo che erano due fratelli e nobili bresciani del II secolo che intrapresero una carriera militare come molti altri nobili all’epoca. Il vescovo Apollonio li convertì al cristianesimo e per questo vennero martirizzati tra il 120 e il 134 dove oggi sorge la Chiesa di Sant’Afra o Sant’Angela Merici, ex cimitero cristiano, a seguito di diversi avvenimenti miracolosi. Nonostante ciò, il loro culto si diffuse solamente dal VIII secolo.

Non mancano le apparizioni nel corso della storia: durante l’assedio e blocco del Piccinino nel 1438, le leggende raccontano di come i due santi fossero comparsi sulle mura tra i difensori, incoraggiandoli e permettendo loro di avere la meglio sull’assedio.

Il giorno in cui si festeggiano i santi patroni di Brescia è il 15 febbraio: la Fiera di San Faustino è una ricorrenza attesissima da tutta la città e consiste nell’allestimento di bancarelle in tutto il centro storico, con prodotti tipici e provenienti da tutta Italia.
Per quest’anno, dopo due anni di pandemia, sono previste 602 bancarelle in via San Faustino, piazza Loggia, largo Formentone, piazzetta Bella Italia, piazza Vittoria, via X Giornate, via IV Novembre, via Alessandro Volta, via della Posta, monte di Pietà, contrada del Carmine, rua Sovera, via Elia Capriolo, via Gramsci, via XXIV Maggio, corso Zanardelli.

Inoltre, proprio in occasione della festa dei patroni, si potrà accedere gratuitamente ai musei della Fondazione Brescia Musei!

L’interno della chiesa

Si distinguono all’interno tre navate delimitate da quattordici colonne monolitiche, quella centrale si apre tramite archi, ma sono gli affreschi a lasciare a bocca aperta.

Numerose sono le opere artistiche di grande importanza, ad esempio i freschi sono in gran parte opera della scuola bresciana del XVII secolo: sulla volta della navata principale si possono vedere finte architettoniche del Seicento con la Gloria dei SS. Faustino e Giovita.

Sono conservare anche le reliquie di Sant’Onorio, vescovo di Brescia del VI secolo, importante per aver fondato un monastero femminile nei pressi dell’attuale Broletto e la primitiva basilica di S. Faustino Maggiore fuori dalle mura della città.

Tra le opere di grande pregio artistico qui custodite abbiamo la Pala della Natività di Gambara e lo Stendardo Processionale del Santissimo Sacramento del Romanino.

Pala della natività

Lattanzio Gambara (Brescia 1530-1574)
La Natività di Gesù, ante 1568
Olio su tela

Questa opera di Gambara inizialmente si trovava sull’altare maggiore, ma venne ricollocata a seguito di un incendio nel 1743.

Nella scenografia i personaggi sono tutti raccolti sotto un colonnato corinzio e convergono verso la figura di Gesù bambino e la Vergine. Sullo sfondo si vede anche una fortezza arroccata su una collina, mentre in cielo gli angeli.

Stendardo Processionale del Santissimo Sacramento

Girolamo da Romano (Romanino)
1535 – 1540

Tela dipinta

Questo stendardo, portato in processione durante il Corpus Domini, venne realizzato per i membri della scuola del Santissimo Sacramento. La tela è dipinta su entrambi i lati: da un lato si può vedere la resurrezione di Cristo mentre dall’altro la Messa di S. Apollonio.
Oggi è possibile vederlo appeso tra due colonne della navata sinistra.

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La Torre d’Ercole

Detta anche Torre Palazzi, la sua interessante e misteriosa storia affonda le radici al XII secolo con la Famiglia Palazzi: costruirono questa torre su antiche rovine romane in corrispondenza del Cardo, una delle due strade principali delle città romane.

Il nome deriva dal fatto che nelle vicinanze si trovava un tempio dedicato ad Ercole, fondatore della città secondo alcune antiche leggende. Tuttavia non ci sono sufficienti testimonianze che ci permettono di saperne di più circa il suo culto: tra le poche che ci sono pervenute, abbiamo i documenti che comprovano l’esistenza di una via e di un quartiere a lui intitolati.

La Famiglia Palazzi avviò la costruzione della loro torre dal XII secolo, implementando per la base alcuni reperti romani come lapidi ed epigrafi, poi nei secoli la struttura è cambiata.
La sua altezza attuale di circa 15 metri è inferiore rispetto a quella originale: quando Ezzelino da Romano, feroce condottiero, conquistò la città nel 1258, fece mozzare le cime delle torri di famiglie nemiche, tra cui appunto quella dei Palazzi.

Oggi qui si trova la Torre d’Ercole, un’osteria, ristorante e bar: il locale è aperto dalle colazioni agli aperitivi, momenti diversi della giornata legati dal denominatore comune della suggestiva location.

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Eventi BergamoBrescia 2023

Il 2023 è l’anno di Bergamo e Brescia, nominate insieme Capitale della Cultura. In passato venne fatto un articolo al riguardo su Journey Hint Brescia, ma venivano spiegati solamente gli obiettivi del progetto. Ora abbiamo eventi e date elencati sul sito web ufficiale.

Leggi anche

Spieghiamo brevemente il progetto “Bergamo Brescia Capitali della Cultura”

La rosa di attività è ampia, tutto inizia con tre giornate di inaugurazione: dal 20 al 22 gennaio sarà possibile assistere a spettacoli in diversi luoghi del centro cittadino.

La prima giornata, venerdì 20 gennaio, prevede uno spettacolo al Teatro Grande in diretta Rai, tra gli invitati abbiamo anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Per sabato 21 dalle ore 16 si terrà invece una parata con 4 cortei che, partendo da Piazza Garibaldi, Campo Marte, Piazzale Arnaldo e Via Vittorio Emanuele II, si ricongiungeranno in Piazza Loggia. Qui dalle 17 alle 19 si terrà un concerto con diversi cantautori bresciani e la festa terminerà solo dopo che Piazza Vittoria verrà trasformata in un’installazione di immagini, luci e musica. Immancabile anche l’inaugurazione della mostra “Lotto, Romanino, Moretto, Ceruti. I campioni della pittura a Brescia e Bergamo” a Palazzo Martinengo Cesaresco.

Saranno palcoscenici di spettacoli per la giornata del 22 teatri, biblioteche e luoghi della cultura come i musei, che saranno gratuiti (o con speciali riduzioni), ma anche le piazze, come Piazza Mercato dove ci saranno esibizioni di balli popolari alle 15:15. Chiuderà questi tre giorni di celebrazioni uno spettacolo gratuito (previa prenotazione) al Teatro Grande alle ore 20.

Cosa ne pensi di questo evento tanto atteso? Fammi sapere la tua opinione nei commenti e non dimenticarti di iscriverti ai miei social per vedere le foto che pubblicherò!

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Il quartiere del Carmine

Lo storico quartiere del Carmine, localizzato nel centro storico di Brescia, è un posto interessante per la sua storia che affonda le radici nell’alto medioevo. Da centro produttivo a quartiere malfamato, oggi è punto di ritrovo per tantissimi giovani e sede di numerose piccole attività di artigiani.

Il quartiere del Carmine è una delle zone più pittoresche del centro storico e ha cambiato aspetto diverse volte tra il XII e il XIX secolo.

La sua storia con una forte vocazione commerciale iniziò in epoca altomedievale, anche se nella zona di San Faustino sono stati trovati i resti romani dell’acquedotto e delle sepolture.

Dal XII secolo questa zona della città iniziò ad assumere una funzione residenziale e commerciale per la presenza di quattro corsi d’acqua (il Garza, il Bova, il Celato e il Dragone) che tutt’oggi danno forma alla rete viaria del quartiere. Numerose erano le botteghe e gli esercizi commerciali che sfruttavano questi corsi d’acqua: mulini, concerie e macellerie causavano anche complicazioni igieniche, ma la zona era fertile per queste attività anche per i collegamenti con la Valle Trompia.

Le attività del Carmine attirarono molta immigrazione: nella prima meta dell’Ottocento si assiste ad un aumento del 47% della popolazione che fornì le basi per una progressiva ghettizzazione nel secolo successivo. Vivere in Carmine negli anni Ottanta e Novanta del XX secolo significava risiedere in una zona pericolosa della città, tra violenza e illegalità. Di recente, questo bellissimo quartiere è stato rivalutato e oggi è possibile passeggiare tra le sue colorate vie ricche di esercizi commerciali di artigiani, locali serali e luoghi di cultura.

Tra i luoghi di interesse non possono mancare la Chiesa del Carmine, la Chiesa dei Santi Faustino e Giovita, il Museo Nazionale della Fotografia e il Cinema Nuovo Eden.

Piacenza, una fusione di cibo e cultura

Apri la mappa anche su Google Maps.

Piacenza è una meta perfetta per una gita fuori porta oppure come tappa di un viaggio più lungo. In questo articolo si parlerà della prima opzione, ovvero cosa vedere a Piacenza in una giornata.

Il percorso

Da Brescia è possibile arrivare a Piacenza comodamente in treno o in macchina, la stazione è a una decina di minuti a piedi dai principali punti di interesse.

La prima tappa è il Duomo che si affaccia sull’omonima Piazza, il cui assetto attuale risale alla metà del Cinquecento a seguito di lavori di restauro avviati da Papa Paolo III Farnese (la cui famiglia governò il ducato di Parma e Piacenza). Trenta metri al di sotto della colonna innalzata al centro della Piazza giace un mosaico tardo-romano rinvenuto a fine Ottocento.
La Cattedrale di Santa Maria Assunta e Santa Giustina risale al XII secolo ed è un duomo in stile romanico, eretta sopra una cattedrale del IX secolo dedicata a Santa Giustina. Oggi è possibile salire fino alla Cupola del Guercino dal terzo livello del Museo della Cattedrale per ammirare gli affreschi del pittore del Ferrarese.

Prendendo via XX Settembre, un grazioso corso pieno di negozi, si giunge in pochi minuti a Piazza dei Cavalli, sulla quale si affacciano la Chiesa di san Francesco d’Assisi e il Palazzo Gotico. La Chiesa fu costruita tra il 1278 e il 1363 ed è in stile gotico lombardo, con la tipica facciata in cotto.
Si torna a menzionare la Famiglia Farnese quando si parla di Piazza dei Cavalli, ex Piazza Grande: la piazza Duecentesca era il centro politico ed economico più importante della città e venne rinominata così dopo la sistemazione di due statue raffiguranti Alessandro e Ranuccio Farnese (terzo e quarto duca di Piacenza e Parma) a cavallo.
Queste statue arricchiscono la Piazza insieme a un bellissimo esempio di architettura civile lombarda del 1281, Palazzo Gotico. I due colori dell’edificio sono dati dal marmo di Verona per la parte inferiore (con l’ampio loggiato ad archi) e da laterzi rossi per il piano superiore, decorato con merli ghibellini e polifore. Sul lato opposto abbiamo il Palazzo del Governatore (1787) in tutta la sua neoclassica eleganza.
Qui vicino c’è anche un InfoPoint dove è possibile recuperare una cartina della città e chiedere maggiori informazioni sugli eventi.

Torniamo ad ammirare un altro esempio di architettura romanica (ma dall’interno barocco) con la Basilica di sant’Antonino del 375: fu la prima cattedrale della città, oggi basilica minore. È caratterizzata da una torre campanaria a pianta ottagonale, mentre l’atrio di questa basilica paleocristiana si apre oggi su Via Scalabrini, un tempo passaggio della Via Francigena in città.

Qui vicino c’è il Teatro Municipale: inaugurato nel 1804, la facciata venne rielaborata nel 1830 prendendo ispirazione dalla Scala di Milano, caratterizzandola da un anti portico per la fermata delle carrozze. Anche se da fuori l’edificio sembra anonimo, non bisogna lasciarsi ingannare: all’interno regna lo stile romantico grazie a velluti rossi, ornamenti dorati, affreschi e specchi.

Per gli appassionati d’arte, due posti da non perdere: la Galleria d’arte moderna Ricci Oddi (vicina al Teatro Municipale, creata da un privato con una collezione d’arte contemporanea) e i Musei Civici di Palazzo Farnese (bisogna tornare indietro, richiede qualche ora per la visita). Sono due esposizioni diverse dal punto di vista stilistico: la prima galleria segue il gusto personale del suo fondatore e all’interno conserva tra gli altri il Ritratto di Signora di Gustav Klimt. Nei Musei Civici invece sono presenti diverse sezioni: affreschi medievali, armi, fasti farnesiani, risorgimento, sculture e altre. Da non perdere qui il Fegato Divinatorio Etrusco, rara testimonianza delle pratiche religiose divinatorie etrusche, e la Madonna adorante il bambino di Filipepi, detto anche “Tondo del Botticelli“.

Suggerimenti e nozioni da sapere

Per visitare Piacenza in giornata bisogna ricordare che le chiese chiudono dalle 12 alle 16, mentre molti musei (come anche la salita alla cupola del Guercino) sono chiusi di lunedì.

Il cibo è ottimo, la città è famosa per le specialità enogastronomiche: tra queste, da provare gli anelini in brodo, i pisarei e fasò e il buslanein, per citarne alcuni. In questa zona si produce il Gutturnio, servito in tazze bianche per accertarsi della qualità del vino: se la tazza rimane rossa dopo averlo fatto passare, vuol dire che è buono e che non è stato allungato con l’acqua.

A tal proposito, cito il proprietario dell’Osteria d’una Volta, un ottimo locale che propone i piatti della tradizione. Consiglio caldamente di prenotare o di arrivare presto, in quanto il locale è sempre pieno.

[il metodo della tazza] è come un semaforo: se rimane rosso vuol dire che ti devi fermare, perché il vino è buono!

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2023 is coming!

Con le pance che pian piano si riprendono dopo i pranzi di Natale, iniziamo a pensare a cosa fare per la notte del 31: in tutta la città e provincia ci saranno diversi eventi ai quali partecipare, qualora non si avesse organizzato ancora nulla.

A Brescia

Non mancano le proposte in città, come la festa di Capodanno in piazza:

22.45 – Paolo Belli & The Big Band in concerto – Piazza Loggia
22.45 – Leonardo Manera e Gli Inadatti Band – Piazza Tebaldo Brusato
21.30 – Quartetto The Euphoria – Auditorium San Barnaba
21.30 – Oylem Goylem (di e con Moni Ovadia) – Teatro Sociale Versione speciale per la serata dell’Ultimo dell’anno con brindisi finale. Spettacolo di e con Moni Ovadia

Non mancano altri spettacoli: Gravity – no limits, il circo più spericolato del mondo, musica e spettacoli alla Latteria Molloy e spettacoli di stand up comedy presso il Brixia Forum e il Gran Teatro Morato.

In Provincia

Sarà possibile partecipare anche a numerosi eventi in Provincia:

A Palazzolo, presso il Raggiocorto Wine Restaurant, sarà possibile partecipare al cenone di capodanno, tra bollicine e piatti della tradizione.

Ponte di Legno non può deludere gli appassionati di montagna con una grande festa, dalle 17 fino alle 2. In programma animazione, musica, fiaccolata dei maestri e spettacolo pirotecnico.

Parlando di fuochi d’artificio, non si può dimenticare lo spettacolo pirotecnico di Salò al quale si potrà assistere con una passeggiata sul lungolago Zanardelli a mezzanotte.

Montichiari invece accoglie Vincenzo Regis, con lo spettacolo Capodanno che Spetacol al Gardaforum dalle ore 22.

Sport

C’è chi preferisce approfittare dei giorni di riposo con delle attività sportive: riprendono al Parco Nazionale dello Stelvio le escursioni e le ciaspolate con le guide. Bormio sarà fresco di campionati di sci, mentre per rimanere più vicini alla città, il Gaver si è trasformato in un paradiso per lo sci di fondo.

I posti per sciare sono numerosi, elencati dal sito di bresciatourism. Non mancano altre proposte: si possono trovare piste di pattinaggio in città (in Piazza Mercato e al Palaghiaccio) e in località della provincia come a Verolanuova, Ponte di Legno, Temù, Sirmione, Montichiari, Rezzato, Vezza d’Oglio e Boario Terme.

Come trascorrerai Capodanno? Preferisci riposare per dedicarti a qualche attività il primo gennaio? Fammi sapere nei commenti qui sotto!

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I colori del percorso archeologico di Palazzo Martinengo

Palazzo Martinengo Cesaresco al Novarino è uno dei numerosi palazzi nobiliari nel centro storico di Brescia. Qui si tengono mostre ed è possibile partecipare ad un tour di 30 minuti che si tiene ogni giorno dall’infopoint di Piazza del Foro che esplora i resti delle terme romane. Quando si ammirano i reperti esposti non si può far altro che rimanere sbalorditi dal perfetto stato di conservazione dei colori di ciotole e lastre decorative.

Il che fa pensare: come si ottenevano questi colori in antichità?

Sappiamo che per i romani i colori avevano una particolare importanza per esprimere le emozioni. Venivano ottenuti da elementi naturali, come dalla cottura di minerali insieme a sale e soda per il color verderame (detto aerugo) oppure trovando gli elementi direttamente in natura, come il giallo detto auripigmentum, ottenuto dall’orpimento delle miniere della Siria, e il nero dalla grafite.

L’arte longobarda, diffusa in Italia dal VI secolo, era legata principalmente all’oreficeria, usando oro, argento e avorio. Per quanto riguarda la pittura, gli esempi più sbalorditivi rimangono gli affreschi religiosi. Stanziandosi in Italia i longobardi unirono elementi della propria tradizione con quella tardo-romana fornendo le basi per la nascita della cultura medievale europea.

Cinabro e altri colori caldi erano facilmente reperibili da elementi naturali quali le terre, mentre colori come il blu e il ceruleo, difficilmente ottenibili, erano molto costosi, in alcune culture addirittura associati alle divinità.

Ci sarebbe molto da dire e molto da scoprire su queste culture, per questo una visita al Museo Santa Giulia e al percorso archeologico di Palazzo Martinengo Cesaresco è caldamente consigliata!

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