“maltempo” nel bresciano

Come c’era da aspettarsi, le testate giornalistiche di oggi, giovedì 25 maggio, riportano i fatti avvenuti ieri come semplice “maltempo”. Facciamo il punto della situazione.

Dalle 18 di mercoledì 24 maggio sono scesi in media circa 110 millimetri di pioggia tra Brescia e alcune località della Provincia. Si è trattato di uno dei temporali più intesi che si siano registrati negli ultimi anni in queste zone: si sono visti in città e in provincia torrenti e fiumi in piena come non si vedevano da anni, in alcune località la strada è crollata, si sono verificate frane e smottamenti e persino l’università di ingegneria si è allagata, così come anche abitazioni private.

Sfortunatamente solo una testata giornalistica parla in maniera adeguata dei fatti: Brescia Today in questo articolo riporta i dati delle precipitazioni e i danni in diverse località, anche il titolo è abbastanza pertinente. Delusione invece per gli articoli del Corriere, con termini poco professionali o precisi come “molti millimetri di pioggia” e “maltempo”.

Sfortunatamente non è la prima volta che notizie vengono riportate con un linguaggio inopportuno o impreciso: non si tratta di usare eufemismi ma giusti termini per riportare gli eventi. Quello che stiamo vedendo a Brescia e soprattutto in Emilia non è maltempo (Cattivo tempo, condizioni meteorologiche sfavorevoli) ma è una emergenza (Circostanza imprevista, accidente, e, sull’esempio dell’ingl. emergency, a particolare condizione di cose, momento critico, che richiede un intervento immediato, […]). Minimizzare il fenomeno a “maltempo” o “temporale” vuol dire rifiutarsi di vedere quanto sia grave la situazione, rifiutarsi di assumere delle responsabilità, rifiutarsi di accettare il fatto che si sta verificando lo scenario previsto da scienziati e tecnici decenni fa.

In conclusione, questa pagina parla di turismo ma anche di sostenibilità: anche se posso sembrare come una fonte poco adatta per affrontare questo tema con il mio titolo di perito agrario, c’è chi se ne occupa da almeno vent’anni e loro sono le fonti che leggo. Ora però parlo da linguista: per questi avvenimenti non si può continuare a parlare di “forte ondata di maltempo” ed è giunto il momento per noi tutti di tutti adottare piccole azioni, ad esempio giornalisti, creator e scrittori possono riportare fedelmente i fatti, con la giusta terminologia, in modo da diffondere consapevolezza e informazione su quanto sta accadendo.

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