A Brescia si trova una struttura molto curiosa nel centro storico, nascosta dietro una piazzetta: a primo impatto ricorda un trullo pugliese ma in realtà è la chiesa di San Faustino in Riposo o chiesa di Santa Rita, la Santa delle grazie impossibili.
In realtà la costruzione è stata ispirata agli edifici dell’Alto Adige ed è costituita da un tamburo cilindrico su cui si innalza un tronco di dentelli semicircolari in cotto, sui quali a loro volta si poggia una cella campanaria cilindrica.
Questa chiesa di pianta circolare venne eretta verso la fine del XII secolo sulle rovine di una precedente cappella del VIII-IX secolo, distrutta da un incendio nel 1184 che colpì anche una torre vicina: per questo oggi la Torre Porta Bruciata prende questo nome.
Il nome della chiesa invece risale ad una leggenda: siamo agli inizi del IX secolo e le reliquie dei Santi Martiri stavano venendo traslate dalla basilica di San Faustino ad Sanguinem (poi Chiesa di S. Afra nel 1296) alla chiesa dei Santi Faustino e Giovita. A metà strada le reliquie iniziarono a trasudare sangue e questo fenomeno fece convertire al cristianesimo l’allora governatore di Brescia, il duca Namo di Baviera, il quale donò alla città le Sante Croci ora conservate al Duomo Vecchio.
Per quanto riguarda le opere artistiche qui conservate, abbiamo dei bellissimi resti dei affreschi sulle pareti laterali, danneggiati con il tempo. Altrettanto bella è la pala dell’altare maggiore, la Vergine con Bambino tra i Santi Faustino e Giovita, è opera di Domenico Romani (1743). Qui era inoltre custodita la tela di Vincenzo Foppa, La Pala della Mercanzia del XV secolo, ora collocata nella Pinacoteca Tosio Martinengo.


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