Con questo articolo andiamo un po’ fuori Brescia, sono solo alcune osservazioni e pensieri che sono nati di recente dopo aver visto svariati articoli e post che riportavano un incremento degli investimenti nell’industria di manga e anime in Giappone.
In passato ho già parlato del cineturismo, legato ovviamente a Brescia (per leggere l’articolo), ma il ragionamento può essere applicato anche all’industria dei film di animazione giapponese: per quanto una persona possa essere appassionata del genere o meno, non si può di certo negare come questo settore abbia un grandissimo successo in tutto il mondo.
Personalmente la vedo come una vera e propria arte: è affascinante tutto il lavoro che vi è dietro, le trame sono molto avvincenti e non ci sono limiti all’immaginazione, le leggi della fisica in certi casi sono un ricordo lontano, i disegni sono caratteristici e si può chiaramente percepire il tratto di uno specifico artista o lo stile di uno studio. Ovviamente ci sono tantissimi generi e tipi di anime, da quelli sciocchi e superficiali, a quelli horror o dalla dubbia etica morale, quindi è semplicistico associare gli anime alle polemiche circa personaggi femminili molto (troppo) giovani con un seno molto (troppo) prosperoso o circoscriverli ad un genere riservato solo ai bambini.
Con questa premessa voglio quindi chiarire perché ritengo che l’industria degli anime sia legata al cineturismo: molte persone che ora sono appassionate di Giappone e vi si recano in viaggio hanno visto questa passione sbocciare proprio a partire dagli anime o dai manga visti da piccoli. In particolare, un discreto numero di turisti vanno a visitare un luogo o una città in base ad un anime che hanno visto: un esempio che può venire subito in mente, sono i luoghi di Tokyo presenti in Your Name.
Alla luce di ciò, non posso che vedere gli investimenti fatti di recente in questo settore come un’azione logica e intelligente: è la migliore forma di pubblicità che si possa pensare per un Paese, i quanto si va ad agire su un’industria che produce utili e genera turismo, ma in particolare ha da sempre influenzato la nostra percezione di quello Stato: cosa penseremmo oggi del Giappone se non avessero esportato questa forma di cultura?
Inoltre, l’aspetto più interessante è proprio legato al fatto che tale strategia funziona perfettamente per questo caso, ma non funzionerebbe per un altro Paese: ad esempio, se l’Italia iniziasse a produrre anime (o nel nostro caso sarebbe meglio parlare di film d’animazione) e a diffonderli su scala globale, non si avrebbe probabilmente questo successo, proprio perché non sono un nostro fattore distintivo o qualcosa che si associa alla nostra cultura.
Per Brescia e il bresciano sinceramente non ritengo che questo sia uno strumento di pubblicità efficace: abbiamo certo una storia artistica e culturale molto interessante, ma le principali produzioni cinematografiche prediligono generalmente i panorami del lago di Garda. Qualcosa su cui Brescia potrebbe puntare per farsi conoscere, oltre all’aspetto enogastronomico, potrebbe essere sviluppare l’aspetto universitario: chiaramente la concorrenza con Bologna, Padova e Milano, per citare solo alcune città, è indiscutibile, ma Brescia ha una sua discreta presenza di studenti Erasmus e potrebbe aspirare a diventare una città universitaria investendo negli studi di ricerca che abbiamo e ideando più attività students-friendly.
Questo è il succo della mia breve riflessione di oggi, leggermente fuori tema rispetto ai miei soliti articoli ma comunque inerente al turismo, spero ti sia piaciuta lo stesso! Sono curiosa di sapere cosa ne pensi, se ritieni che il cineturismo possa essere un perfetto strumento pubblicitario di un territorio al pari del caso nipponico e come vedi Brescia come città universitaria (forse fantastico troppo!).