Brixia, la Brescia romana

In questo periodo durante il quale non si può viaggiare e la mobilità è limitata alle situazioni di emergenza o di assoluta necessità, sembra assurdo aprire un sito per viaggiatori, con consigli per visitare Brescia e curiosità sulla città. Oppure è il momento migliore per intrattenersi e fantasticare su cosa fare e dove andare appena sarà possibile.

Con i miei articoli spero di stuzzicare la tua curiosità e di invogliarti a venire nella mia città. Oggi voglio darti qualche informazione storica su Brescia al tempo dei romani e caso ha voluto che ieri, sabato 21 novembre, su Rai 1 è andato in onda un documentario con Aleberto Angela proprio su Brescia Romana (e Longobarda), ovviamente bellissimo e molto interessante, con immagini e video che per ora non posso offrirti nei miei articoli.

Brevi cenni storici

Le origini della città di Brescia affondano le radici ad un’epoca antecedente a quella dei romani.

Le prime popolazioni furono infatti i galli cenomani tra il V e il IV secolo a.C., unici galli che instaurato accordi duraturi con Roma. Il nome Brixia quindi deriverebbe dal celtico “brig” (tradotto con “luogo elevato” proprio perché le prime popolazioni si insediarono sul colle Cidneo).

Sfortunatamente non abbiamo grandi testimonianze di queste prime popolazioni, se non una dimora visitabile in un tour gratuito sotto Palazzo Martinengo Cesaresco Novarino. Questo tour permette anche di visitare una domus romana e quella che pareva essere una bottega su Paizza del Foro,

Tornando ai rapporti tra galli e romani, nell’89 a.C. Brixia ottenne il diritto latino e innseguito nel 49 a.C. divenne minicipium della Repubblica Romana. Brescia iniziò ad avere il proprio senato e i propri magistrati, quindi un sistema amministrativo autonomo ed estese la sua area di influenza nelle zone limitrofe.

Nel 27 a.C. Brixia per prima tra le città settentrionali venne dichiarata “colonia civica augusta” e venne annessa alla tribù Fabia da Ottaviano Augusto. Egli inoltre fece costruire un acquedotto di circa 25 km che andava a collegare Lumezzane, paese della Val Trompia, con la città. Gli storici associano a questi eventi la costruzione di un templio che poi divenne parte del Capitolium.

Il piano urbanistico ben sviluppato della città raggiunse la maggiore estensione tra il I e il II secolo d.C. e fu proprio in questo periodo, nel 73, che venne costruito il Capitolium dedicato a Flavio Vespasiano.

La città era tra le più sviluppate nel Nord Italia e aveva persino un porto, nei pressi dell’attuale Via Mantova a sud-est del centro, per non parlare dell’importanza dei porti sul lago di Garda.

Per quanto riguarda cristianesimo, la nuova religione iniziò a diffondersi ben prima dell’editto di Costantino del 313 e a Brescia i primi centri cristiani sorsero nella zona dei Ronchi.

Terminata questa introduzione storica, passiamo al vivo dell’articolo: un tour tra i resti ben conservati e tutt’oggi visitabili di Brescia, tour che ti suggerisco di fare quando passerai per la città.

Piazza del Foro (1)

Centro della città romana, la Piazza del Foro era delimitata a Nord dal Capitolium e a sud dalla Curia, dai due lati si allungava invece un porticato a doppio ordine con marmi preziosi e statue e botteghe.

Di questi portici, visibili poco più a sud della Chiesa di San Zeno, rimane una colonna monolitica in marmo con un capitello corinzio e altri ruderi, rinvenuti nel 1816 e restaurati negli anni trenta del Novecento. Dal foro si saliva poi al templio grazie ad una scala, costruita dove ora c’è Via Musei.

Dobbiamo immaginarci una piazza di grandi dimensioni molto frequentata anche per le botteghe. Possiamo avere un’idea di com’era all’epoca la piazza grazie a filmati che mostrano alcune ricostruzioni al computer ma, se percorriamo Via Musei, il veccchio decumano massimo, possiamo vedere ciò che ne rimane.

Nei secoli sono state costruite case e palazzi sopra la Piazza, quindi quella attuale è di dimensioni davvero ridotte rispetto all’originale. Sappiamo ciò grazie al ritrovamento sotto Palazzo Martinengo di una taverna che si affacciava sulla piazza, come già accennato in precedenza.

Il capitolium e la Vittoria Alata (2)

Come abbiamo già visto, il Capitolium risale al 73 d.C. e venne eretto per volontà di Vespasiano sopra un santuario repubblicano a quattro celle, ornato da un ciclo di dipinti molto interessante, il più completo in Italia Settentrionaele. L’area su cui si trova il Capitolium però era già adibita a luogo di culto dal III secolo a.C. qui probabilmente i galli veneravano il loro Dio del Sole.

Il monumento venne distrutto intorno al IV-V secolo a causa di invasioni barbariche, e da allora la zona venne gradualmente abbandonata, finendo per diventare una specie di discarica. Quando a causa di un terremoto (e dei secoli) sia il Capitolium che il teatro vennero sommersi da detriti del colle Cidneo, sul quale entrambi poggiano, le persone si dimenticarono totalmente di entrambi i monumenti romani, riscoperti solo da dopo il 1823.

Il complesso è formato da tre aulae, con pareti in passato decorate e con un pronao prostilico in stile corinzio posto a fronte. Quando riemerse dalla terra grazie agli scavi del 1826 condotti da Luigi Basiletti, il ritrovamento di un’opera romana così ben conservata non fu l’unica sorpresa: vennero rinvenuti anche quattro ritratti di epoca tardo-imperale e tre statue romane in bronzo, tra le quali la bellissima Vittoria Alata, ritornata in città da pochissimo tempo.

La Vittoria Alata merita una particolare attenzione: è la statua romana in bronzo meglio conservata di tutta l’Italia Settentrionale, raffigurante la dea mentre scrive il nome del vincitore di una battaglia su uno scudo (non più esistente) mentre tiene sotto il piede l’elmo del Dio della Guerra, Marte. La statua ha ispirato moltissimi poeti e personaggi storici di passaggio per Brescia, producendo copie in tutto il mondo, come ad esempio la copia esposta al Louvre.

Ci sono moltissime storie che narrano la vicenda di come venne riscoperto il Capitolium, tra queste quella per la quale uno storico (guarda un po’ che fortuna) si trovava in un ristorante sul colle e notò che il suo tavolo era estremamente simile ad una colonna romana. Fece quindi scavare la zona ed emerse una delle colonne che caratterizzano il Capitolium. La leggenda non dice nulla del ristoratore, se finì in miseria o altro.

Il teatro (3)

Ad est rispetto il Capitolium si possono ammirare i resti dell’imponente Teatro Romano, ritrovato solo nel 1913. Gran parte delle strutture sono ancora intatte o ricoperte da altre, come il palazzo Gambara del Cinquecento che venne costruito sulle strutture della scena del teatro.

L’edificio ospitava più di 15000 spettatori ed era, insieme ai teatri di Verona e Pola, uno dei più grandi teatri della X Regio Augustea.

Da usanza greca, la cavea era adagiata sul versante del Colle Cidne e, per adattare tutta la struttura alla conformazione del terreno, venne costruita leggermente fuori asse rispetto al Decumano Massimo.

Così come il Capitolium, la scena crollò con un terremoto intorno al V e il VI secolo. Si ritiene che il teatro raggiunse il suo massimo splendore nel III secolo d.C. e venne usato come punto di ritrovo della magistratura comunale per molto tempo fino al suo abbandono nel 1173, quando venne creata la prima costruzione del palazzo comunale, il palazzo del Broletto.

La Curia (4)

Anche questo edificio come il Capitolium risale all’età Flavia, i resti sono visitabili ed incorporati in un edificio tra Via Cattaneo e Piazza Labus, oggi sede della soprintendenza dei beni archeologici.

La Curia era di dimensioni notevoli, 5o x 20 metri, dotata di porte e finestre su tutti i lati, anche se la funzione dell’edificio non è ben chiara: alcuni ipotizzano fosse una curia, altri credono fosse una basilica.

Le Domus dell’Ortaglia e di Santa Giulia (5)

In epoca romana, Brixia era una delle città più sviluppate tra le città del Nord Italia e questo dato trova conferma anche nei numerosi resti di case romane rinvenuti nella zona del centro storico, che testimoniano la presenza di un piano urbanistico ben sviluppato.

A questo quartiere residenziale dalla superficie di circa 2.700 metri quadrati, nella zona a nord-ovest facevano parte le Domus di Santa Giulia e dell’Ortaglia, rispettivamente domus di Dioniso e delle Fontane, ora visitabili nel museo San Salvatore e Santa Giulia. Il complesso monastico di epoca longobarda infatti venne costruito sopra queste due dimore, abitate dal I secolo a.C. fino al IV secolo d.C..

Le domus sul monastero
Museo Santa Giulia

Spero che questo tour a cinque tappe ti sia piaciuto, per qualsiasi domanda, curiosità o richiesta non esitare a contattarmi oppure lascia qui sotto un commento!

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